23 Maggio 2016 – CRONACA. Stamattina si è tenuta, innanzi alla Prima Sezione Penale della Corte d’Assise d’Appello di Napoli, l’udienza camerale fissata a seguito di atto d’appello presentato nell’interesse di INVITO SIMONE, classe 1989 (difeso dagli Avvocati ALFONSO BALDASCINO ed IGNAZIO MAIORANO) e di DE ROSA FRANCESCO, classe 1978 (difeso dall’avvocato MARCO PAGLIARO) avverso la Sentenza di primo grado emessa dal GIP di Napoli Dott.ssa FOSCHINI (a seguito di definizione del procedimento con RITO ABBREVIATO) che li vedeva condannati alla pena dell’ERGASTOLO per l’omicidio del nigeriano EDOKPA Godwin (classe 1975) detto “NOKIA” avvenuta nella notte tra il 26.04.2014 ed il 27.04.2014 all’interno di un’abitazione sita in via Mochi n. 27 in Pescopagano (Mondragone).
L’esecuzione era avvenuta per opera di alcuni affiliati al Clan “La Torre” ed in particolare da DE FILIPPIS Giuseppe, da CAPALDO Nino, da INVITO Simone e da DE ROSA Francesco. Il primo era stato giudicato colpevole dalla Corte d’assise di Santa Maria C.V. (avendo optato per il rito ordinario) e condannato alla pena dell’ergastolo, mentre il secondo (CAPALDO Nino) aveva iniziato il percorso di collaborazione con la giustizia (beneficiando dell’attenuante dell’art. 8) dopo essersi auto accusato dell’omicidio del Nigeriano ed aver contestualmente chiamato in correità gli altri soggetti sopra indicati.
I capi d’accusa andavano dal concorso in omicidio premeditato aggravato dall’art. 7 (metodo mafioso) all’occultamento di cadavere e di armi. Il movente del delitto sarebbe consistito nella mancata corresponsione da parte del “NOKIA” di una partita di stupefacenti (del tipo mariujana) al sodalizio criminale a fronte del preventivo pagamento della somma richiesta alla vittima.
Questa mattina, la Corte d’Assise d’Appello di Napoli, in riforma della Sentenza di condanna emessa dal Gip di Napoli in primo grado che aveva applicato all’INVITO Simone ed al DE ROSA Francesco la pena dell’ergastolo, ha accolto le tesi difensive portate avanti dagli avvocati Marco Pagliaro, Alfonso Baldascino e Ignazio Maiorano, stabilendo a carico dei due soggetti la pena di ANNI 20 di reclusione.
In particolare, la Corte ha escluso la sussistenza dell’aggravante della premeditazione ed ha riconosciuto agli imputati le circostanze attenuanti generiche (equivalenti rispetto alle contestate aggravanti). Dunque, si è trattato di un consistente sconto di pena, laddove il Procuratore Generale presso la Corte d’Assise d’Appello di Napoli aveva chiesto per entrambi gli imputati una condanna per entrambi ad anni 30.
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