MONDRAGONE. “Sono sempre più numerose situazioni di difficoltà economiche ai limiti della povertà e sono sempre di più le famiglie che non riescono a fronteggiare una crisi che va avanti ormai da troppo tempo. Anche a Mondragone, anche nei nostri territori, ha evidenziato SILVIO DI FUSCO, da sempre attivamente impegnato nel sociale e candidato di <Mondragone. Bene Comune> per le prossime elezioni amministrative. Per non parlare del lavoro che manca e delle difficoltà dei giovani a costruirsi un futuro.
E in periodi di crisi come questi inevitabilmente le persone svantaggiate, quelle più fragili, quelle con meno possibilità rischiano di vedere aumentate le disuguaglianze i loro problemi e di essere abbandonate e spinte ancor di più ai margini. Mai come ora urge mettere veramente al centro dell’azione pubblica le nuove povertà, materiali e non, pena lo sfilacciamento del tessuto sociale della nostra città.
Ma le politiche di welfare, ha continuato SILVIO DI FUSCO, praticate sino ad oggi mostrano il fiato e dimostrano tutta la loro inefficacia. Esse sembrano ormai soddisfare più i gestori di servizi sociali che gli utenti. Al di là del fondo per il sociale, che ovviamente va aumentato, e al di là delle risorse che necessariamente il comune dovrà autonomamente stanziare per nuove politiche di welfare e al di là dell’aumento dei professionisti del sociale nell’organico comunale, occorre- ad avviso di MBC– cambiare registro, abbandonando un welfare solo assistenziale per passare al welfare generativo.
Si tratta, ha precisato SILVIO DI FUSCO, di una vera e propria rivoluzione. Il welfare generativo prevede un incontro fra diritti e doveri. Oggi la persona che ha una situazione di bisogno usufruisce di prestazioni sociali, ma senza che ciò comporti ricadute positive oltre il beneficio individuale. Dobbiamo passare a diritti individuali trasformati in diritti a corrispettivo sociale: ciò che la persona riceve è per aiutarla e per metterla in condizione di aiutare a sua volta altri, la collettività.
Chi riceve dalla collettività (anche nell’ipotesi di un reddito minimo di cittadinanza) deve dare a sua volta qualcosa alla comunità attraverso un impegno civile, una attività sociale. Ma occorre anche avvicinare le politiche di welfare ai cittadini: i Quartieri e, soprattutto, le Parrocchie (che già fanno tantissimo), ovvero chi è più prossimo, dovranno diventare i <Presìdi> di un nuovo welfare urbano in grado di monitorare e prendersi cura di tutti i cittadini, a partire da quelli più bisognosi.
Così come occorre dar vita a reti di famiglie di mutuo-aiuto, in grado di innervare- con il supporto delle tante associazioni e gruppi di volontariato- di rinnovata solidarietà il tessuto urbano. Si può uscire dalla crisi e si può riprendere il cammino, ha concluso SILVIO DI FUSCO– non certamente da soli ma soltanto come Comunità.”
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