Il colloquio con la figlia (oggi assessore al comune di Napoli) di Silvia Ruotolo, venti anni fa vittima di camorra
Articolo a cura di Salvatore Mannillo
SESSA ARUNCA. Rancore, rabbia e sete di vendetta. E’ quello che vi aspettereste da chi, in un caldo pomeriggio di giugno, si è vista privare dell’affetto materno per colpa di proiettili sparati da pistole di camorra. E’ quello che potreste aspettarvi dai traumatici ricordi infantili di una donna, la quale all’età di 10 anni si è affacciata dal balcone di casa sua, in Salita Arenella, ed ha visto la mamma distesa in una pozza di sangue.
Invece, nell’incontrare Alessandra Clemente – ospite della manifestazione sulla legalità organizzata dai ragazzi dello scientifico “E. Majorana” di Sessa Aurunca – non ho percepito nulla di tutto ciò. Negli occhi e nelle parole di questa giovane donna si percepisce tanto amore per la legalità e sete sì, ma di giustizia. Alessandra ha 30 anni, è un’avvocatessa in erba ed è Assessore al Comune di Napoli per le Politiche giovanili. Molto vicina al sindaco De Magistris e da lui fortemente voluta a completare la giunta, è attivissima soprattutto tra i ragazzi e gli studenti, con i quali – le va dato atto – ci sa fare. Alessandra Clemente è la figlia di Silvia Ruotolo, la donna di 39 anni uccisa da un agguato di camorra in Via Salita Arenella a Napoli l’11 giugno 1997, mentre prelevava il figlioletto all’uscita dell’asilo davanti casa.
I lineamenti belli e il piglio ragazzesco quasi non distinguono Alessandra dagli alunni liceali, tra i quali già al suo arrivo fa selfie e storie instagram. Ai giovani seduti in platea racconta il terribile momento della morte di mamma Silvia: “Non so come, ma ho ancora davanti ai miei occhi l’immagine nitida di mia madre distesa a terra, sebbene stessi assistendo dal nono piano.” Si dice particolarmente colpita dalla partecipazione e dall’attenzione dei ragazzi, che hanno organizzato – coordinati dai rappresentanti d’istituto e consulta – la manifestazione. “Avete occhi intelligenti e attenti, col vostro silenzio mi abbracciate e mi rispettate. Siete amanti della giustizia, sono le basi per una società del domani pulita.” La giovane Clemente, che si fa chiamare “Assessore Alessandra”, è fortemente commossa nel parlare non solo della madre ma dell’esempio di tutte le vittime di camorra. “Il mio sogno – afferma – è che nessun bambino debba più soffrire com’è successo a me e mio fratello, tantomeno che nessuna donna o mamma possa morire in quel modo.” E continua: “Hanno detto che mia madre era nel posto sbagliato. Io mi arrabbio quando lo dicono perchè in quel momento non faceva nulla di sbagliato, faceva la mamma. Hanno sbagliato quei criminali già ad uscire di casa.” Alla fine le lacrime lasciano il posto ai sorrisi e la giovialità, come nel momento del “video-selfie” o degli abbracci con le bravissime cantanti che hanno accompagnato l’evento con brani a tema.
Ma la cosa che colpisce più di tutte è la spontaneità con la quale l’Assessore Alessandra ci ha concesso questa intervista prima dell’inizio della manifestazione
Lei è stata nominata in modo abbastanza inaspettato Assessore alle Politiche Giovanili per il Comune di Napoli dal sindaco De Magistris nell’anno 2013. Come ha saputo della nomina e cosa ha provato al momento della notizia? E’ rimasta colpita?
Era il primo gennaio del 2013 ed ero appena tornata da un periodo di studi negli USA. Ero una neo-laureata in giurisprenza e stavo per affrontare l’esame di abilitazione alla professione di avvocato. Avevo già il biglietto di ritorno per gli USA quando mi chiama il sindaco e mi fissa un appuntamento con lui. Entrata a Palazzo S. Giacomo (ndr la sede del Comune di Napoli) rimasi scioccata. Mi disse che sentiva la spinta dei giovani all’interno della Città e voleva fare di più per loro. Scelse me per dare vita ad un assessorato che si occupasse di giovani, ma soprattutto di innovazione e creatività. Rimasi stupita. Avevo 25 anni e nella storia della città Partenopea sono stata la più giovane ad aver ricoperto e continuare a ricoprire quel ruolo. Ebbi grande paura nell’accettare l’incarico ma l’entusiasmo è stato più grande.
Alla fine dunque ha vinto l’entusiasmo e – direi – a ragione. E’ stato lo stesso che l’ha portata a mettersi in gioco alle elezioni due anni fa.
Era giusto che questo mio lavoro vivesse il momento elettorale, tanto che – come ricordavi tu bene – nel 2016 mi sono candidata. Ero convinta di un buon lavoro svolto, però volevo che anche i napoletani potessero esprimere il loro apprezzamento sul mio operato. Il lavoro, dopo un ampio gradimento anche nelle urne, dunque continua.
De Magistris è stato eletto con ampio consenso nel 2011 e riconfermato con un bacino elettorale maggiore nel 2016. E’ un ex-magistrato ed è – polemiche a parte – uno dei volti impegnati nella lotta alla criminalità. Questo indice di gradimento nei suoi confronti ci fa capire che forse Napoli sta cambiando?
Napoli si è liberata. Ha debellato tutte le “scorie” del malaffare soprattutto nella gestione della cosa pubblica. Oggi la Città vive una vera e propria rivoluzione culturale. Rivoluzione che non è un qualcosa che arriva e quindi se ne va, ma un’ onda che plasma anche lo scoglio marino, un andirivieni continuo. Una rivoluzione quotidiana che si rinnova di generazione in generazione e soprattutto di anno in anno anche in noi stessi. Rivoluzione è anzitutto rinnovamento. Il sindaco De Magistris è un grande punto di riferimento per Napoli, che ha ritrovato il suo senso di appartenenza e che reagisce ogni qual volta si verificano dinamiche di violenza criminale. E’ una grande conquista vedere le reazioni della Sanità, di Ponticelli o quelle dopo i fatti del giovane Arturo. Dobbiamo continuare su questa ottima strada.
Cambiamo argomento. Sono venuto a conoscenza della storia di sua madre, Silvia Ruotolo, quando un anno fa è venuto al Liceo Classico “Nifo” il giornalista Sandro Ruotolo. Ci raccontò della storia di Silvia, che di Ruotolo era appunto la cugina. Mi impressionò il fatto che quei proiettili non erano destinati a lei ma che comunque la colpirono. Questo ci fa ben capire che la camorra non risparmia nessuno. Nemmeno il velo di omertà e l’indifferenza verso quegli ambienti può tenerci al sicuro. Come si fa a sensibilizzare i giovani su questo? Come si fa a sensibilizzarli a non essere omertosi, non perchè si è eroi, ma perchè questo sistema sporco tocca tutti?
Il grande valore della mia storia famigliare è anche il motivo che mi fa superare il dolore immenso che provo quando ripenso a quei giorni. Mi fermo a condividere quel che è accaduto a mia madre con i ragazzi e le ragazze perchè voglio svegliare dal sonno che ci tiene immobili e perchè voglio svelare questo grande inganno. L’inganno che tu stesso hai denunciato nella tua domanda. Le persone credono che tutto sommato la malavita può non interessarci. Credono che può non interessarci la denuncia di questi fenomeni che interessano anche la gestione della cosa pubblica. Raccontare di mia mamma vuol dire coinvolgere coloro i quali alle proprie mamme tengono, quindi tutti noi. Questo racconto appartiene a qualsiasi figlia e a qualsiasi figlio. E’ nostro dovere svelare il grande tranello che rende forti le organizzazioni criminali.
Ringraziamo l’ Assessore Alessandra Clemente per le sue parole così importanti e speriamo che possa avvenire presto un ulteriore incontro tanto costruttivo ed educativo, per me – che ho questa grande passione per il giornalismo – e per qualsiasi altro ragazzo della mia età.
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