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SESSA AURUNCA – Truffa, arresto agente polizia penitenziaria

 
 
SESSA AURUNCA. Aveva pianificato nei minimi particolari un progetto di truffa che già in precedenti occasioni gli aveva garantito preziosi guadagni esponendolo, tutto sommato, ad accettabili rischi. La tecnica truffaldina messa in atto e consolidata nel tempo, consisteva in questo: millantava conoscenze altisonanti al Ministero della Giustizia, in virtù delle quali prometteva favori al personale della Polizia Penitenziaria, per lo più, che pagando laute ricompense speravano in trasferimenti o aggregazioni che puntualmente non arrivavano. In estrema sintesi è questa la storia criminale dell’Ispettore della Polizia Penitenziaria in quiescenza Rea Elvezio, di anni 62, nato a Roma e domiciliato nel comune di Sessa Aurunca, arrestato ieri dagli Agenti del locale Commissariato diretti dal Vice Questore dott. Mario Russo. L’uomo è stato colto con le mani nel sacco mentre a seguito dell’ennesima promessa del tipo “ghe pensi mi” , stava estorcendo soldi a un suo collega, anch’egli Ispettore della Penitenziaria in congedo straordinario per malattia a Sessa Aurunca, il quale lo aveva contattato nella speranza che quegli potesse aiutarlo nella sua istanza di trasferimento dalla attuale sede, la Casa circondariale di Asti, a un altra sede a lui più gradita.
Alla richiesta di soldi del Rea, però, l’Ispettore anziché assecondare l’assurda pretesa del truffatore, decide di recarsi al Commissariato di Sessa Aurunca e denunciare il fatto. Inizia da qui la storia dell’arresto di Rea Elvezio, che vede come protagonisti assoluti gli Agenti del Commissariato di Sessa Aurunca. Questi a seguito della denuncia dell’Ispettore della Penitenziaria, progettano e mettono in pratica un’articolata trappola per il truffatore, che non gli lascia margine alcuno per eludere la sua totale e piena responsabilità per il di reato di truffa e millantato credito ai danni della vittima. Nello specifico gli agenti dopo aver fotocopiato e registrato i soldi che sarebbero serviti per la trattativa ( 700 euro che sarebbero diventati 1500 a trasferimento avvenuto),per il tramite dell’Ispettore della Penitenziaria (vittima predestinata), conducono il negoziato con il truffatore, stabilendo in prima battuta il posto dove sarebbe dovuto avvenire il “pactum sceleris”. Per l’occasione si sceglie un bar del comprensorio Aurunco, “L’Oasi del Caffè, munito di un adeguato sistema di video sorveglianza che si è dimostrato determinante per cristallizzare ai fini probatori tutte le fasi salienti dell’azione criminosa del Rea. Un agente posizionatosi presso il bancone del bar a consumare un caffè, era pronto a intervenire immediatamente qualora la consegna di denaro si fosse realizzata; ma poteva anche accadere che il Rea, pervaso da un ulteriore slancio di prudenza, si liberasse immediatamente della somma appena riscossa consegnandola a un complice fatto convenire sul posto per l’occasione. Allo scopo agenti automontati e radiocollegati, si erano posizionati in punti strategici nelle immediate vicinanze del bar, e sarebbero intervenuti al minimo segnale di riscontro della eventualità solo paventata. Tutto questo mentre i due uomini, il truffatore e la vittima, seduti a un tavolino del bar, erano in attesa di concludere lo scelerato patto. Alla consegna del denaro, gli agenti attendono che il Rea, con addosso il malloppo, fuoriesca dal locale, questo per evitare che reazioni inconsulte del truffatore potessero mettere in pericolo la incolumità degli avventori del bar, e lo bloccano proprio nel momento in cui questi sentendosi al sicuro sta facendo ingresso nella propria autovettura per allontanarsi in tutta fretta dal posto. Lo beccano con ancora le banconote in tasca ( si ribadisce 700 euro), quelle fotocopiate in precedenza, e una voglia incontrollata di sprofondare. Portato in ufficio, per il fotosegnalamento e tutte le operazioni di rito, il Rea è stato posto nella disponibilità dell’Autorita’ Giudiziaria in stato di arresto, e stamane, 12/05/2018, comparirà davanti al Giudice presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per il rito direttissimo. Interrogato al terminale, l’uomo annovera sul suo conto diversi precedenti penali e di Polizia, tra cui spicca il reato di truffa, chiaramente, e quello di associazione a delinquere finalizzata a realizzare comportamenti fraudolenti. 12/05/2018