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RIFORMA AFFIDO E SEPARAZIONE: L’ASSOCIAZIONE MILLEMÉ MANIFESTA LA SUA FERMA OPPOSIZIONE

 
 

CULTURA. «Il Disegno di Legge di riforma in tema di separazione e di mantenimento dei figli, a firma del Senatore Pillon (Lega), qualora dovesse tramutarsi in legge, costituirebbe un inquietante tentativo di ristabilire un anacronistico concetto di famiglia». È quanto sostenuto dall’Associazione Millemé, attraverso le dichiarazioni dell’Avvocato Marco Pagliaro che ha commentato il Ddl esprimendo forti preoccupazioni riguardo la volontà di privilegiare “l’indissolubilità del vincolo coniugale” anche a scapito del reale benessere endofamiliare e di quello dei figli, che, soprattutto se minorenni, spesso sono costretti a vivere da vicino situazioni conflittuali che si reiterano per molto tempo senza trovare una soluzione.

Secondo il direttivo dell’associazione Millemè, che si occupa di fornire assistenza psicologica e legale gratuita alle vittime di violenza domestica e di genere, la riforma crea le condizioni per determinare assurde disparità di trattamento in tema di affidamento condiviso perché prevede, ad esempio, l’eliminazione, salvo rari casi, dell’assegno di mantenimento a favore del genitore meno capace economicamente.

Ma non è tutto. L’art. 11 del progetto di legge contempla che chi non ha la possibilità di ospitare il figlio in spazi adeguati non ha il diritto di tenerlo con sé secondo tempi “paritetici”. Tradotto: chi non ha la possibilità di lavorare per pagarsi una casa perde il diritto di vedere il figlio alle medesime condizioni dell’altro genitore.

Inoltre, separarsi diventerà sempre meno economicamente sostenibile a causa dell’introduzione dell’obbligatorietà della mediazione familiare, con un notevole incremento dei costi che favorirà il mantenimento di una finta relazione matrimoniale, a scapito della serenità e del benessere di tutti i componenti del nucleo.

«Siamo preoccupati e fermamente contrari a questa deriva che rappresenterebbe un enorme passo indietro in termini di civiltà – ha affermato, in conclusione, Pagliaro – e che spazzerebbe via decenni di elaborazioni giurisprudenziali tese sempre più ad equiparare le figure genitoriali sul piano dei diritti e di non subordinarne l’esercizio a logiche prettamente economiche. Il rischio è di spianare la strada a forme di violenza domestica sempre più accentuate».