FALCIANO. Un altro titolo che riempie d’orgoglio l’intero popolo falcanese: da oggi gli istituti penitenziari di Parma sono intitolati alla memoria degli agenti Gennaro Capuano (con già una Piazza intitolata proprio nel Comune di Falciano del Massico); Enrico Marchesano e Giuseppe Patrone, già insigniti della medaglia d’oro al merito civile dallo scorso 10 ottobre 2008. Una data importante che unisce l’Italia da Nord a Sud, con la storia di tre uomini che hanno lasciato un segno indelebile. Una cerimonia che si è svolta nel pieno delle osservanze di rito, con la presenza delle cariche istituzionali, civili e militari, oltre ai familiari dei tre agenti. Per “il falcianese” Gennaro Capuano era presente il figlio Tommaso Capuano, insieme ai nipoti Enrico Capuano, Agostino e Massimo Frattasio. La storia, piena di fascino e di una profondità inaudita, è tutta da leggere. Così si legge tra le righe del sito della Polizia Penitenziaria (www.poliziapenitenziaria.it): “In servizio alle Carceri giudiziarie “San Francesco” di Parma, gli Agenti Capuano, Marchesano e Patrone operavano nelle file della Resistenza parmense. Durante la lotta di Liberazione si prodigavano nell’aiutare i detenuti politici sottoposti a trattamento disumano. Scoperti da una spia nazi-fascista infiltrata tra i detenuti, i tre eroici Agenti furono arrestati e sottoposti a feroci sevizie. Il 19 agosto 1944, a sei giorni dall’arresto, furono portati all’alba nel cortile del carcere e fucilati da un plotone di esecuzione composto dai loro stessi colleghi, costretti dalle autorità della Repubblica Sociale Italiana. Un secondo plotone, denominato “Battaglione della Morte”, venne posizionato alle spalle degli Agenti, pronto ad aprire il fuoco su di essi se non avessero eseguito l’ordine. Gli ausiliari, infatti, si rifiutarono di sparare, tanto che intervenne il responsabile del servizio d’ordine all’interno del carcere per obbligarli a compiere l’odioso gesto. I momenti dell’esecuzione furono struggenti: le ultime parole di Giuseppe Patrone, rivolto ai colleghi costretti ad assistere all’esecuzione, furono: “Coraggio, dite a mio figlio che muoio per un’idea”. Uomini di una caratura difficile da trovare nell’era moderna, lasciano in ognuno di noi l’esempio di coraggio e lealtà. Qui di seguito le foto della cerimonia svolta oggi a Parma.
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