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Morte del giovane Paolo Mirabella, sui social dediche e ricordi: la straziante lettera di una docente

CRONACA. E’ di ieri mattina la tragica notizia della morte del giovanissimo Paolo Mirabella, uno studente del Liceo Scientifico Majorana di Sessa Aurunca, originario di Carano. (LEGGI QUI). Una notizia che ha gettato tutti nello sconforto. Un via vai di messaggi, sui social, da parte di amici, parenti ed il profondo ricordo delle docenti del Liceo. Tra le varie dediche, una lettera straziante è stata pubblicata da una sua docente, condivisa, poi, dalle altre colleghe. Una fotografia perfetta, che descrive la bontà d’animo di un ragazzo d’oro, amato da tutti. Abbiamo deciso di proporla qui di seguito:
 

Paolo ❤️ Il più bello di tutti! Il più amato di tutti. Una vita feroce ha deciso che a soli 17 anni dovesse andare via.
Ha dimostrato una bontà illuminata, una dolcezza infinita, una voglia di vivere senza limiti.
Sei mesi per infrangere i suoi sogni, rapinandogli anche la speranza.
Un mostro nel suo cervello, lo ha massacrato fino a chiuderlo in un corpo che imprigionava la sua anima meravigliosa.
Lo baciavo ossessivamente, non so fare altro da inutile essere sgangherata quale sono, gli domandavo stupidamente: “Paolo, come stai?”
Non riusciva più a parlare e mi rispondeva con difficoltà: “bennne”!
Avremmo voluto tutti tenerlo legato qua, noi creature imperfette, mediocri e biecamente chiuse in un malato egoismo.
Non possono esserci spiegazioni per chi cerca anche un Dio, non lo ritrovi in queste storie. Il Sommo Bene non può coniugarsi con nessuna atrocità.
Eppure umanamente, questo ragazzo bellissimo, non si è mai lamentato, mai!
Sulla sua sedia a rotelle è venuto a scuola, andato al cinema, a mangiare una pizza coi suoi amici fedeli. Non l’hanno mai lasciato, mai.
Matteo era il suo infermiere, Gabriele il suo autista, Gaia la sua fidanzatina, Tobia il sollevatore, Carolina la fedele amica. Prendevano il treno, andavano a Roma per stare con lui, per non lasciarlo mai solo. Maria, la sorella, oblativa, ogni secondo, soffocando in un sorriso la atterrente paura!
Non uscivano se non c’era Paolo, se Paolo non usciva con loro. Tutti i compagni di classe erano lì a fargli scudo.
Sedato da morfina, in una camera di terapia intensiva, apriva gli occhi ed accennava ad un sorriso quando ascoltava la voce dei suoi amici.
Troppo dolore per essere giustificato, ma un lascito testamentario infinito: il valore del dono della vita! L’ amore per la vita! L’ amore per gli altri, scevro da ogni altro sentimento che non si colori di pura bellezza! 
Paolo mio, nostro, ti amiamo tanto! Ma non è servito a trattenerti qui”.