The Report Zone

Notizie e Reportage

In viaggio con Francesco, 2 – Incontro con il Perù

Lima ci accoglie, alle sei del mattino, col suo cielo grigio ed i primi sprazzi di vivacità. Non potrebbe essere altrimenti considerando che, la metà degli abitanti di tutto il Perù, vive nella capitale.

Si sente – e forte – la mancanza del sonno e le ore di fuso orario, ma si percepiscono anche i ritmi frenetici, seppur di primo mattino, di una città di oltre nove milioni di abitanti che ci dona il suo “Buenos dìas”.

Ha inizio da qui il nostro viaggio non senza un piccolo imprevisto. Infatti veniamo lasciati dal nostro trasfert a poca distanza dall’albergo causa evento sportivo che blocca il transito dei veicoli. Questo ci permette, seppur ricolmi di bagagli, di avere un primo approccio con il popolo peruviano.

Dopo la prima sistemazione ed una breve colazione al gusto di maracuja, incontriamo la prima guida: Jorge. Giriamo a piedi tra gli edifici principali del centro. Palazzi in stile coloniale si alternano a qualche negozio, qualche chiesa con facciate barocche dove c’è, nei simboli scolpiti, una miscellanea tra cattolico e credenze indigene ricollegabile al culto della pachamama: la Madre Terra. Intorno, cori di protesta di alcuni manifestanti che intonano contro il governo un ritornello a noi conosciuto: “ El pueblo unido, jamas sera vencido”.

PALAZZO DEL GOVERNO

Qui, mentre Jorge continua la sua spiegazione, assistiamo al cambio della guardia. Sulla nostra destra, all’esterno della Cattedrale di Lima, persone in abito elegante contraddistinti da inserti di colore viola – a sottolineare molto probabilmente l’appartenenza a qualche confraternita – l’inizio di una celebrazione che incontreremo al ritorno e nella quale viene portata in processione “dondolante”, una statua del Cristo.

Ultima tappa, prima del pranzo, al Convento di San Francisco famoso soprattutto per le catacombe e per una collezione di libri, alcuni dei quali precedente al periodo della conquista. Sono bellissime all’interno le decorazioni in legno. Tra queste spicca una cupola con geometrie moresche datata prima metà del 600 intagliata in legno del Nicaragua.

Dopo un pasto a base di Ceviche – piatto tipico a base di pesce misto lasciato a marinare nel succo di limone con cipolla, coriandolo e peperoncino, e successivamente servito freddo con patata dolce e mais bollito – nel cui sapore forte dato dalle spezie si percepiscono alcuni dei sentori delle varie culture che hanno attraversato questo Paese miste ai prodotti tipicamente peruviani,

CEVICHE

è la volta di Huaca Pucllana. Questo sito archeologico, centro cerimoniale di adobe è situato nella valle del fiume Rimac.

La particolarità di questo luogo, che negli anni 40 del 900 è andato in buona parte perso a causa della crescita urbanistica, sta nella struttura. Infatti la disposizione dei mattoni di adobe è, diversamente da quanto si è solito vedere oggi, in posizione verticale.

Huaca Pucllana

La scoperta nel 2000 di quattro mummie wari, rende il sito un luogo di continuo scavo.

A fine visita, più che una passeggiata, ci concediamo un vero è proprio percorso di oltre 5 km con sosta sulla scogliera che divide la città ed il mare. In questo spazio verde, adibito a parco cittadino nel quartiere di Miraflores, ci sono i classici segni di una città totalmente globalizzata e lontana dal Perù andino che di solito ci viene proposto nei documentari ma  non diverso nella fisionomia dei volti. Perlopiù spigolosi, con occhi scuri e a mandorla e pelle scuro rossastra.

Prima di partire, avevo fatto una promessa a Giuseppe. Uno dei suoi più grandi amici del periodo spagnolo, è peruviano e vive a Lima. Quando mi disse “Se vai in Perù passa da Pato…” gli risposi “Pè, a Lima dovrei fermarmi un giorno e sono 9 milioni di abitanti!”. Però Pato gestisce un centro culturale nel quartiere Barranco ed a piedi da Miraflores dovrei aggiungere qualche altro km. Mentre i miei compagni di viaggio si fermano a mangiare, decido di andarlo a cercare. Raggiungo quello che è chiamato il “Ponte dei sospiri” un ponte in legno restaurato che passa sopra una scalinata in pietra che porta alla spiaggia ed ispirazione di diverse canzoni folkloristiche in quanto sembra sia il luogo dove è solito darsi il primo appuntamento. Noto una zona restaurata. L’arte la si vede nella molteplicità di murales e nelle tele che abbondano nei vari locali che circondano l’area. Mentre scendo lo stretto viale noto un’insegna con su scritto : “El gato tulipan”.

L’ho trovato! Entro. Di fronte a me un bancone con sopra alcune bevande mentre a sinistra mi accoglie un omone al quale chiedo di chiamare il Boss. Arriva una ragazza.

“Cerchi Pato?”

Si.

Un momento e arriva.

Dopo due minuti mi accoglie questo ragazzone che riconosco dalle foto di Giuseppe. Gli dico:” Ciao sono qui perché un mio amico mi ha parlato del tuo centro culturale. Di sicuro lo conosci bene. Si chiama Giuseppe Nicodemo.”

Pato non parla. Mi abbraccia solo forte come se stesse abbracciando il suo amico che non vede da anni. Mi porta sul terrazzo del suo locale. Insieme beviamo una birra, parliamo della loro amicizia, cantiamo De Andrè. Mi presenta un sacco di suoi amici e facciamo subito un video che inoltriamo a Giuseppe alle ore 03.55 italiane.

Al risveglio trovo un post di Giuseppe su FB. Nelle parole di Pato nel video ed in quelle postate, si percepisce l’amore di due amici fraterni. Io resto semplicemente felice di essere stato il tramite di un’amicizia che continua a vivere nonostante la distanza ed il tempo. In culture e contesti totalmente opposti e che serbano nel cuore il ricordo di una parte di vita trascorsa insieme.

Non credo potesse iniziare meglio il viaggio che, il giorno successivo, ci porta a Paracas nella regione di Ica. Qui inizieremo a vedere un Perù sostanzialmente diverso.

FRANCESCO E PATO

Sul finestrino del mezzo della Cruz del Sur, si alterna un paesaggio di periferia fatto di case perlopiù in mattone ed intonacate solo sulle facciate a sinistra ed il mare a destra. Stiamo sulla Panamericana. La strada che spacca l’America dal Canada fino alla terra del fuoco. Un pullman comodo, personale gentile. Credo sia ora di recuperare il sonno perso.

Pranziamo con una frittura di gamberi lungo la spiaggia di Paracas e raggiungiamo la Riserva naturale di Paracas immersi in un immenso deserto.

Da compagnia solo il vento, le onde del mare ed una bella compagnia con la quale credo di divertirmi veramente tanto.

GRUPPO DI VIAGGIO