Cusco è la penultima tappa di questo viaggio e forse una delle città più caratteristiche del Perù oltre ad essere il punto d’incontro per chi vuole raggiungere la Valle Sacra ed il sito di Machu Picchu. La leggenda narra che il Dio Sole Inti, ordinò al primo Inca di conficcare una verga d’oro per intero nel terreno.
Quel punto sarebbe stato l’ombelico del mondo ed è da lì che nacque Cusco (Fonte Lonely Planet). Questo è quello che ho effettivamente provato passando per questa città del Sud America. Cusco è un crocevia di anime. Anime che vestono occidentale che si mischiano a quelle che indossano il costume che contraddistingue la propria etnia.
Luoghi che ospitano, partendo dalla centralissima Piazza de Armas fino a passare nei vicoletti stretti e spesso in salita, sia benestanti che il loro esatto opposto. L’ultimo giorno qui andrò a mangiare in un locale in voga nel centro per poi staccarmi dal gruppo e finire la serata come unico italiano al centro di un miscuglio di gente che non conosco. Ho bevuto una birra ascoltando l’ultimo pezzo live di musica popolare di un gruppo di cui non so il nome e che mai conoscerò.
Ho visto gente ballare quell’ultimo pezzo fatto di chitarra ritmata, boccheggiando la mia birra ancora con il fiatone per la salita, tra gente del posto e non. Ho visto in Cusco, partendo dalla centralità della sua urbanistica, una centralità anche in chi la vive. Sia nel quotidiano che di passaggio. Ho avuto la riconferma (cosa che già sapevo) che una “dorata” (birra locale) ha lo stesso sapore sia se la paghi 17 sol, sia se la paghi 7. Potrei perdermi in discorsi che qualsiasi lettore può trovare in ogni libro o sito. Dalla sua realizzazione a forma di Puma (animale sacro per gli inca al pari di altri a seguito del loro rispetto per la “pachamama”) alla storia che mette da parte i suoi realizzatori lasciando posto ai colonizzatori che in parte la trasformano.
Ma il bello in un racconto di viaggio credo sia semplicemente rispondere a ciò che si prova lasciando a chi di dovere, tutti i dettagli relativi alla storicità.
Ed è lo stesso che farò per i luoghi successivi. Uno di questi è la Valle sacra. Visitiamo i siti di Chinchero, Maras, Ollantaytambo e Pisac dove è possibile vedere parte delle mura storiche. Un percorso che a mio avviso sarebbe bello da visitare dedicando più tempo ad ognuno ma il percorso classico ci porta a visitarli tutti in un solo giorno vivendo soprattutto, dal finestrino del bus, la quotidianità ai margini delle vie che collegano i vari siti. In mezzo la visita alle Salineras de Maras.
Una miniera di sale utilizzata fin dall’epoca Inca. Il secondo giorno è quello in cui mettiamo alla prova i nostri polmoni. Percorriamo la prima strada sterrata stile cartoon anni 80, che costeggia le montagne salendo fino ad oltre 4000 m. Da lì iniziamo un trekking che ci porta alle montagne arcobaleno poco oltre i 5000 m. Uno dei siti più in voga per i viaggiatori verso questo Paese.
La montagna arcobaleno e così chiamata grazie alla presenza di striature di colori diversi. I colori sono dati dalla differenza nella tipologia di minerali. La formazione a strisce, a causa della collisione tra le placche (Nazca e Sudamericana). Lo spettacolo naturalistico è immenso.
Non solo quello della montagna ma anche di tutto ciò che lo circonda tra tutto i ghiacciai che svettano al di là delle montagne circostanti. Ovviamente, la presenza di innumerevoli turisti, presenta oggi questo luogo come un qualsiasi museo.
La bellezza l’ho trovata soprattutto nello scendere gustandomi l’aria sul viso, ricercando l’ossigeno che scarseggia più su. Camminando tra gli alpaca ed i lama che brucavano l’erba tra le sfumature di colori presenti anche al di sotto della montagna.
Scambiando quattro chiacchiere veramente piacevoli. Forse perché salendo era impossibile parlare. Forse perché “ricercate” verso la strada che domani mi porterà al vero motivo del mio viaggio. Francesco Torrico
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