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Pasquale Torrico, svolti stamattina i funerali: le parole e i ringraziamenti del figlio Francesco

A causa delle “Disposizioni diocesane” non sono riuscito, in chiesa, a dare il mio ultimo saluto a papà ed i ringraziamenti ai partecipanti.

Affido questo scritto all’amico Giuseppe, nonché amico di mio papà, affinché arrivino a tutti Voi.

“Torrico” e “Pasquale” sono, fortunatamente, cognome e nome che contraddistinguono un singolo individuo. Dico questo perché, viceversa, fin da bambino, una persona come papà, mi avrebbe veramente confuso. Vivere con mio padre è stato come avere 12 padri. Ciabattino, innestatore, potatore, giardiniere e poeta. E poi scrittore, cantante, ballerino e scultore. Organizzatore di eventi podistici, allenatore di calcio, speaker alla radio. 

Brava persona. Padre. Queste che ho elencato sono le uniche cose che sapete di mio papà?

Non credo. Forse ne conoscete qualcuna di più. Papà teneva mille interessi e, ad 80 anni, continuava a ripetermi: “A vecchia teneva 100 anni e se vuleva m’barà ancora”. Eliminando qualcosa, tra tutte la tecnologia, papà ha fatto veramente di tutto e per tutti. Lo dimostra l’immensa vicinanza di tutti Voi. Nella sua vita non ricordo se vi è stato un nemico.

Come tutti, anche lui si è scontrato con qualcuno, ma lo ha trattato sempre con profondo rispetto. Lo ha trattato come persona e con umiltà. Persino in politica. Conoscete tutti com’era e forse ricorderete le parole che disse dal balcone nella sua piccola parentesi da candidato. In un clima infervorito esclamò:

“Chiunque di voi vada a dirigere Falciano, lo faccia con un sentimento di umiltà, d’amore e di pace”.  Ricordo che dopo quelle elezioni, la prima cosa che fece, fu andare in comune e congratularsi con il nuovo sindaco.

Oggi papà va via e con lui vanno via tante cose.  Va via una delle enciclopedie del nostro territorio. Uno dei navigatori del Monte Massico. Conoscitore di tutti gli impluvi che suddividono lo stesso. Da “Quaqquarosa a ru Scuritorio” passando per le “Conche e ru Nnittu”.Va via un volume immenso di erbe di montagna delle quali abbiamo fatto scorpacciata. Caccialiepri, cichitti, urranie e tanni di cucozza. Cicoria e fasuli. In una delle sue ultime battute papà ci disse: “Si va buòn, va buòn e sinnò ce sta semp a m’panata”.

Oggi questo piccolo uomo lascia un vuoto. Spero che, quell’energia che ha esalato nell’aria con il suo ultimo respiro, pervada i giovani. Quelli che quando hanno saputo di “Mastu Pascal” hanno chiesto “Come sta?”. Perché lo hanno e ci hanno abbracciato tutte le generazioni. Diciamo che la sua partenza è stata un po’ come un concerto di Vasco Rossi per intenderci. Vecchi e giovani commossi nel ricordo di questa piccola grande anima.

Oggi a nome suo, ringrazio dal profondo del cuore chi è stato presente. Si è solito dire: “Vai in cielo ed insegna agli angeli a…” inserendo la peculiarità che distingue il defunto. Ma io oggi che posso dire?

Tu facevi nu sacc e cose Papà.  Ci metti in seria difficoltà. Oggi potremmo dire “Vai e insegna agli angeli a fa chell che te pare”. Tanto in 81 anni, hai sbagliato poche volte.

Grazie a tutti per la vicinanza e soprattutto a te Mastu Pascà per avermi dato l’onore di farti chiamare Papà. Francesco