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ESCLUSIVA – Il Generale Cortellessa ricorda Dalla Chiesa nell’anniversario della sua morte: “Forti eventi mi legano a lui”

L’INTERVISTA ESCLUSIVA – Il Generale Cortellessa ricorda Dalla Chiesa nell’anniversario della sua morte: “Forti eventi mi legano a lui”

Nel giorno dell’anniversario della morte del Generale e Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, il Generale Luigi Cortellessa lo ricorda con parole profonde e sottolineando importanti eventi e coincidenze che lo legano a lui.

Parole di memoria e vicinanza, ma anche e soprattutto un messaggio attuale e di profondo significato per ognuno di noi e per l’operato che quotidianamente viene svolto dagli uomini dell’Arma.

“Sono un Ufficiale che appartiene alla generazione di confine fra chi ha conosciuto Dalla Chiesa e chi non l’ha conosciuto. Nominato Sottotenente dei Carabinieri il Primo Settembre del 1982, subito dopo, il 3 Settembre, Carlo Alberto Dalla Chiesa fu ucciso. Una coincidenza che per me ha significato tanto e che conservo preziosamente in me in termini di motivazione e missione.

Ho visto il Generale Dalla Chiesa per la prima volta tra il 1974 ed il 1975, quando era Generale di Brigata. Ero a Cesano di Roma, sede della Scuola di Fanteria, dove mio padre era Colonnello dell’Esercito e sovrintendeva alla formazione degli Allievi Ufficiali di complemento.

Il figlio Nando Dalla Chiesa era Allievo Ufficiale. Al giuramento del figlio, l’allora Generale di Brigata Dalla Chiesa arrivò sul piazzale della cerimonia. Tutto intorno si fermò. Ricordo che aveva un cappotto di castorino e arrivò al centro del piazzale. Tutti erano fermi ad ammirare la sua presenza, letteralmente catturati dal suo carisma.

L’ho visto poi da vicino il 30 aprile del 1981, quando ci fu la cerimonia per la rievocazione della Carica di Pastrengo. Lui presiedeva le cerimonia e sembrava una vera e propria figura mitologica.

Rievocammo la carica di Pastrengo e poi ci portò tutti a pranzo al Circolo Ufficiali a Verona e si prestò a fare foto con tutti noi.

Ricordo un uomo di un carisma che immobilizzava, pietrificava chi c’era intorno. Un uomo brillante, e al contempo di mondo e romantico. Un uomo pieno di charme, di un fascino indiscutibile e dai tratti nobili.

Quando arrivai alla Scuola Ufficiali, pochi giorni dopo l’omicidio di Dalla Chiesa, il generale Gaetano Scolamiero, anch’egli un grande uomo e grande Ufficiale, ci fece ascoltare la registrazione di un discorso che poche settimane prima il Generale Carlo Alberto aveva pronunciato all’atto della nomina a Prefetto di Palermo.

Disse: “I soldati dell’antica Roma avevano tre virtù: virtus, scientia rerum e felicitas. Ognuno di voi ha la virtus; siete qui oggi per la scientia rerum e alla fine del cammino ci sarà ad attendervi la felicitas”.

Ribadisco che mi ritengo un uomo di confine fra chi ha conosciuto dal vivo il Generale Dalla Chiesa e chi non l’ha conosciuto e porto vivi in me i valori e l’insegnamento di quell’epoca.

Sono stato sulla sua tomba, a Parma, pochi giorni prima di ricevere l’incarico da Commissario in Campania. Il mio ricordo è di un uomo di indiscutibile carisma e cultura. Quando parlava a braccio, aveva toni e modulazioni di voce che lasciavano incantati. Riassumeva tutti i valori che un Ufficiale deve avere: resistenza, lotta alla mafia e al terrorismo. Ha rappresentato , senza dubbio, la storia dell’Arma.

Oggi, per qualche ulteriore strana coincidenza, mi trovo nello stesso luogo (in Campania) in cui quarantuno anni fa venni a conoscenza della sua morte. Una casualità, per me, ancora una volta incredibile”.

  • Abbiamo chiesto al Generale Cortellessa: Cosa ci ha lasciato il Generale Dalla Chiesa?

“Ci ha lasciato un’eredità immensa. Servizio incondizionato, fede, e soprattutto ci ha insegnato a distinguere gli uomini dai mezzi uomini e dagli ominicchi”.

  • Altra sua caratteristica?

Una eterna giovinezza. Nonostante l’esperienza e la maturità, emanava giovinezza. Con l’entusiasmo del primo giorno portava avanti la sua missione, lo stesso spirito che guida me in questo nuovo incarico con la volontà di un servizio incondizionato. Un uomo ed un Carabiniere di cui la Repubblica avverte oggi una forte necessità ed una struggente nostalgia.

Chiudo ribadendo che la coincidenza fra la mia nomina a Sottotenente del Primo Settembre del 1982 e quella della morte del Generale Dalla Chiesa il 3 settembre dello stesso anno, me la sono portata dietro preziosamente per tutta la vita e continuo a portarla quotidianamente con me sotto forma di spirito di sacrificio e senso del dovere”.

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