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VOGLIAMO LA FESTA. VIVA I MAESTRI DI FESTA. L’importanza del maestro di festa nella dinamica della festa patronale di Lauro nel 1848

VOGLIAMO LA FESTA. VIVA I MAESTRI DI FESTA. L’importanza del maestro di festa nella dinamica della festa patronale di Lauro nel 1848.

(Articolo a cura di Fabrizio Marino) È il 1848. In molte zone dell’Europa scoppiano rivolte contro i regimi assolutisti e autoritari. Il 21 febbraio usciva il Manifesto del Partito Comunista, redatto da Friedrich Engels e Karl Marx, in cui si annunciava lo spettro del Comunismo ormai  galoppante in tutte le neo industrie europee. La primavera dei popoli sostanzialmente cercava di ribaltare le gerarchie di potere, i cosiddetti governi della restaurazione, sostituendoli con Stati a trazione liberale con la conseguente promulgazione delle costituzioni. Ancora oggi nel gergo comune si usa il detto è successo un quarantotto, proprio ad indicare lo stato di confusione  che in quegli anni imperversava in tutta Europa.

   I moti rivoluzionari conobbero la scintilla che divampò in un fuoco rovente in Sicilia, durante il regno borbonico di Ferdinando II, grazie a piccole cellule carbonare; da quel 12 gennaio, le sommosse presero vita in tante altre zone dell’Italia e non solo. Il motore di queste rivolte può essere ricondotto alla nascente carboneria, composta per lo più da piccole cellule estese in tutta Italia, che videro in Giuseppe Mazzini il grande mentore con la conseguente nascita della Giovine Italia.

   Al Sud e soprattutto nel napoletano, le cellule carbonare si riunirono sotto il nome di Grande Società dell’Unione Italiana. Tale toponimo non entrò nel vocabolario pubblico, per questo gli affiliati si definirono sempre carbonari. Nello specifico, a Sessa Aurunca vi erano due cellule carbonare: una in casa di un tale di nome Russolillo, presso la farmacia De Mita, presieduta da Girolamo Frangente e  un’altra a Lauro, in una frazione del Comune stesso di Sessa. Questa cellula in particolare era presieduta da vari personaggi, di cui si ricordano i fratelli Gramegna, soprattutto Giacomo, che era uno dei capi delegazione. Gli incontri avvenivano in modo segreto nei pressi della chiesa di Santa Maria della Cava, l’odierna Santa Maria in Grotta, quando un emissario della Giovine Italia, un certo maggiore Ventresca portava i giornali liberali e le notizie delle rivolte in tutta Italia. Egli si travestiva da aggiustatore di ombrelli, per camuffarsi dalla polizia borbonica, in modo tale da riuscire a portare i messaggi ai compagni cospiratori.

   Scoppiò la rivoluzione liberale in Italia, ed anche a Lauro si ebbero dei moti che fallirono poco dopo. A causa di tale fallimento furono arrestati i vari cospiratori, finendo essi per essere condannati al carcere.

   La seconda domenica di maggio, nella piccola cittadina aurunca si festeggia oggi come allora la festività della Madonna dei Pozzi. Nell’anno dei moti del ’48, la festa patronale era organizzata da Giacomo Gramegna, lo stesso che fu arrestato per le cospirazioni liberali e condotto nel carcere di Nola per circa sei mesi. All’epoca il Maestro di festa era scelto dal capo urbano, una sorta di sindaco di quartiere, il quale aveva il compito di indicare la persona che per un anno intero si dedicasse all’organizzazione totale della festa patronale. Il capo urbano in quel momento storico era Giuseppe Prete, il quale osservando il vuoto di potere lasciato da Giacomo Gramegna, chiese al fratello Paolo di assumere il compito di organizzare la festa, ma quest’ultimo declinò l’invito perché a detta sua non era in grado di ricoprire il ruolo tanto delicato che aveva ricoperto il fratello.

   Così in paese scoppiò una rivolta nella rivolta, nel senso che ai moti liberali, si aggiunsero i moti dei lauresi, i quali scorgendo il vuoto di potere lasciato dal Gramegna chiedeva a gran voce il suo rilascio, ma soprattutto l’organizzazione della festa gridando: Vogliamo la festa. Viva i maestri di festa. La situazione divenne a dir poco rovente, tanto che il capo urbano dovette riferire della situazione al Vescovo di allora Mons. Girardi, che fu eletto Vescovo proprio in quell’anno. Il prelato, capita la situazione, dispose immediatamente il rilascio del Gramegna. Bastò un suo cenno, forse un biglietto indirizzato al Generale Vial, comandante della Provincia di Caserta, che Giacomo Gramegna ritornò a Lauro, beneficiando del provvedimento di Vial e mettendo fine alle rivolte popolari in paese. La festa della Patrona potè essere così organizzata come sempre ed ognuno ritornò ai propri posti dopo mesi concitati di tumulti e tensioni per via…della Madonna.

*L’articolo è stato possibile grazie al testo di Pietro Giusti, cenni di cronistoria Sessana 1348-1868, arti grafiche ‘la sociale’, Caserta, 1928, pp 108-109.

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