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MONDRAGONE – “Nemmeno il tempo di piangere mio padre che ho dovuto combattere contro chi diffamava mia madre e la mia famiglia”. Parla Antonio, figlio di Luigi Cennami morto una settimana fa

Di Maria Assunta Cavallo – “Nemmeno il tempo di piangere mio padre che ho dovuto combattere contro chi diffamava mia madre e la mia famiglia”.

Ha iniziato con queste parole il suo sfogo Antonio Cennami, figlio di Luigi Cennami, l’uomo brutalmemte assassinato dal fratello la settimana scorsa, con un colpo di pistola alla gola.

Un omicidio che ha scosso l’intera comunità mondragonese, ma che nel contempo, ha scatenato una serie di offese infamanti diffuse anche sui social rivolte alla moglie di Luigi ed ad altri componenti della famiglia, senza nessun rispetto, né ritegno, verso chi in quel momento stava seppellendo una vittima innocente.

Non possiamo non avere un pensiero di affetto nei confronti della mamma di Luigi, forse la più colpita da questo dramma, costretta a sopportare un doppio dolore per la perdita non di uno, ma di entrambi i figli: Antonio, attualmente detenuto presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere accusato di essere l’assassino dell’altro suo Figlio, Luigi, che non potrà mai piu’ riabbracciare.

“Mio padre, continua il 22enne, è stato un grande padre e viveva solo per i suoi figli e per sua moglie, finita in questi giorni nel vortice degli inciuci paesani, costretta, viste le circostanze, a subire passivamente le accuse e la cattiveria altrui.

Proprio lei, donna di casa, senza vezzi e senza vizi che assieme al mio caro papà, pilastro importantissimo della mia vita, consideravano la loro dimora, l’essenziale”. Taluni pensano che il pettegolezzo sia una alleanza tra persone deboli, che si fanno forza screditando l’altro in sua assenza, credendo di elevarsi loro, altri invece sostengono che chi pettegola ha poco di cui occuparsi e cerca nell’ipotetico torto dell’altro, un riscatto ai propri limiti. Ipotetico appunto o addirittura assente come in questo caso, dove i cecchini di turno, approfittando del momento e della debolezza altrui, hanno colpito i propri bersagli disarmati da un dolore che avrebbe abbattuto anche i più forti.

Antonio, il maggiore dei figli di Luigi, sta da tempo coltivando un sogno che per un attimo si è spento assieme al suo papà, ma siamo certi che con il tempo questo ragazzo troverà la forza di riprendere in mano la sua vita e di andare verso quella meta tanto sperata, perché lo deve a sé stesso, ed alla memoria di un uomo che lo ha sempre sostenuto ed incoraggiato in ogni sua scelta.

Quando in presenza di persone che stanno vivendo una sofferenza non abbiamo parole giuste da dire, il silenzio è l’unica forma di comunicazione utile a spegnere quel frastuono di parole inutili. “Ciò che non ci uccide ci rende più forti” Friedrich Nietzsche.

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