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I comitati e i cittadini che gestiscono i beni comuni presentano le proprie osservazioni sulla proposta di nuovo Regolamento dei beni comuni: più beni comuni uguale più democrazia!
Comunicato delle seguenti realtà, a seguito dell’invio delle proposte di modifica sul Nuovo Regolamento dei beni comuni proposta dall’Assessora Papa: Comitato per Villa Giaquinto, Laboratorio Sociale Millepiani, Comitato Città Viva, Comitato Parco Aranci, Attivi e solidali ODV, Combo – comitato biblioteca organizzata, Centro Sociale ex Canapificio, Nuovi stili di vita-Parrocchia Buon Pastore, Parrocchia Rione Tescione, Noi Voci di Donne.
Domenica 16 febbraio – come previsto dalla tardiva richiesta di osservazioni inoltrata dal Comune di Caserta – decine di realtà hanno presentato le proprie osservazioni circa la nuova proposta di Regolamento sui beni comuni formulata dall’Assessora Papa.
Riteniamo fermamente che la nuova proposta abbia dei grossi problemi, sia per questioni di metodo che di merito. Per quanto riguarda il metodo, riteniamo che nessuno meglio dei firmatari dei patti di collaborazione possa evidenziare i problemi (di cui abbiamo spesso parlato pubblicamente, senza essere ascoltati) presenti nel Regolamento vigente per costruire proposte utili al suo miglioramento. Com’è possibile immaginare di riscrivere il Regolamento sui beni comuni e sulla partecipazione attiva senza coinvolgere democraticamente chi si è fatto e continuerà a farsi carico dell’attuazione di quel regolamento? Lo ribadiamo, non è una richiesta di osservazioni che risolverà il problema: c’è bisogno di incontri pubblici che approfondiscano la questione, coinvolgendo e ascoltando la città. Suggeriamo, dunque, il ritiro complessivo della proposta avanzata dall’Amministrazione per ricominciare da capo un percorso improntato, sin dall’inizio, sulla partecipazione e la co-progettazione democratica, azioni essenziali per dialogare e discutere di beni comuni.
Nel merito, abbiamo evidenziato moltissimi punti che riteniamo essere problematici, proponendo delle soluzioni alternative con lo spirito di aumentare gli spazi democratici e di discussione e non di diminuirli, come purtroppo traspare dalla proposta avanzata dal Comune.
Innanzitutto, riteniamo inaccettabile la proposta di imporre un limite ai rinnovi dei patti di collaborazione e per questo proponiamo di cancellarne il limite. Cosa accadrà a quei beni, che oggi sono già al secondo triennio, il cui Patto di Collaborazione sta per scadere? Questa, lo sottolineiamo, è una preoccupazione più che legittima, dal momento che si tratta della quasi totalità degli attuali Patti in vigore. Chi aprirà e gestirà Villa Giaquinto, parte di Piazza Pitesti, la Villa di Parco degli Aranci e tanti altri beni quando, nel giro di un paio d’anni, per questi beni arriverà il termine del secondo triennio? La risposta è nessuno, poichè chi era interessato a far parte della gestione democratica si è già fatto avanti ed è stato coinvolto dalle stesse realtà, mentre è evidente che il Comune non abbia la forza per portare avanti la gestione per proprio conto.
Tra le modifiche proposte dall’Amministrazione, vi è anche la cancellazione dell’Ufficio per i beni comuni e il contestuale passaggio di alcune delle sue funzioni al Gabinetto del Sindaco. Questa modifica, ci trova in totale disaccordo: l’ufficio, colpevolmente, non è mai stato istituito ma la sua funzione di controllo e coordinamento sarebbe in realtà utilissima. Quello che chiediamo da anni, infatti, è il rilancio e potenziamento dell’Ufficio, che deve avere a disposizione risorse economiche e funzionari dedicati, in modo da poter svolgere efficacemente la sua funzione. In effetti, quello che proponiamo, è la creazione di un settore, a cui assegnare un funzionario, un relativo dirigente e un assessorato, a cui affidare le deleghe competenti in materia “Beni comuni e amministrazione condivisa”. Riteniamo che l’Ufficio debba ricevere le proposte di patto o proporne alla città su indirizzo della Giunta, ricevere i patti, prepare l’istruttoria e inviarla al dirigente, che, una volta verificata la correttezza, lo invia alla Giunta la quale può approvarlo. Non è pensabile che il Gabinetto del Sindaco, istituito per altri scopi e connesso strutturalmente all’attività del primo cittadino, si possa integralmente occupare di questi aspetti a differenza di un ufficio dedicato.
Chiediamo inoltre che si ritiri la proposta di eliminare dai beni gestibili quei beni oggetto anche solo di bandi da parte del Comune: un’ulteriore restrizione senza ragione, se non quella di limitare il senso stesso dei beni comuni. Questa, ci appare una proposta del tutto insensata che va eliminata. Ugualmente vale per la proposta di inserire un limite alla partecipazione contemporanea ad un solo Patto complesso per associazione: cosa c’è di male se delle realtà, magari in collaborazione tra di loro, decidono di prendersi cura di un secondo o di un terzo bene creando partecipazione e democrazia diretta in consonanza con lo spirito che anima l’esperienza dei beni comuni?
Il nuovo Regolamento così come proposto va verso un azzeramento della possibilità di attuazione di quella sussidiarietà enunciata in Costituzione. I vari lacci e lacciuoli risultano più un deterrente che un invito a prendersi cura del bene pubblico, qualcosa di inaccettabile per chi, con spirito di collaborazione e sacrificio, mette a disposizione il proprio tempo e le proprie competenze gratuitamente per la costruzione di una comunità cittadina più solidale, sopperendo alle mancanze del pubblico. Lo ricordiamo – perché è davvero il cuore di questa vicenda: i beni comuni sono propulsori di democrazia, cura reciproca comunitaria e salvaguardia dello spazio pubblico. Da anni centinaia di cittadini aprono e chiudono parchi e spazi(altrimenti chiusi), organizzano attività culturali gratuite di respiro nazionale, curano il verde e gli spazi affidatigli senza il minimo supporto economico e, purtroppo, istituzionale da parte del Comune. Questo regolamento cancella tutto questo. Con lo spirito che ci anima dall’inizio di queste esperienze, abbiamo scritto delle proposte migliorative, non soltanto cassative.
Tra queste: la creazione di una consulta permanente dei beni comuni, composta dalle associazioni, per promuovere politiche attive di sostegno alle realtà e di empowerment dell’associazionismo; una modifica complessiva dell’iter di approvazione dei patti e una riscrittura completa del ruolo dell’osservatorio sui beni comuni, organo decisivo – dal nostro punto di vista – per lo sviluppo della pratica di cogestione dello spazio pubblico e della democrazia diretta; la proposta di una relazione di fine patto per discutere, congiuntamente all’ente proprietario, i risultati ottenuti e sul futuro del percorso di gestione dal basso. Insomma, abbiamo di fatto costruito una proposta alternativa a quella dell’Amministrazione.
Adesso, fatta la nostra parte, ci aspettiamo tre cose: un incontro con l’Assessora Papa e il Sindaco; la creazione di un vero percorso di partecipazione che, a partire dal ritiro dell’attuale proposta, coinvolga davvero le realtà sociali cittadine per la scrittura di un nuovo Regolamento sulle linee programmatiche che abbiamo presentato; il rinnovo immediato di tutti quei patti di collaborazione che restano in sospeso da anni, alcuni dei quali per meri errori formali causati dal mancato dialogo con le realtà di riferimento.
I beni comuni sono la storia più bella degli ultimi 10 anni della città di Caserta. C’è bisogno di scegliere, adesso: sostenerli o tentare di abbatterli. Noi proseguiremo sulla nostra strada, fatta di democrazia, partecipazione, diritti, ci aspettiamo che la segua anche l’amministrazione comunale.
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