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L’origine del termine Camorra e i “Privilegiati borbonici” secondo Alexandre Dumas
(dí Marco Gallo) Nel 1862 Garibaldi entrava a Napoli nominando Alexandre Dumas direttore onorario del Museo borbonico e degli scavi di Pompei.
Era la prima volta che il francese metteva piede in quelterritorio, e passeggiando per i vicoli napoletani iniziò ad annotaretutto ciò che osservava: vita, esperienze, testimonianze popolari edeventi che lo colpirono profondamente durante un soggiorno durato ben due anni.
Nel suo libro “La Camorra e altre storie di briganti” Dumas raccontava le abitudini stravaganti, ma allo stesso tempo surreali,che riempivano le giornate partenopee in quel periodo nefasto.
«[…] A Napoli, non azzardatevi a fare una visita o a intraprendere un affare dalle due alle cinque (primo pomeriggio n.d.r.): tutti dormono, e ognuno, di sua volontà, ogni giorno sottrae tre ore alla propria vita […]». Dumas spiegava che alcuni napoletani vivevano alla giornata, sopravvivevano, raccattando come “cenciaioli” mozziconi di sigaro per strada oppure vivendo di mendicità e di pesca. Altri invece – una selezionata cerchia di persone – venivano chiamati “privilegiati del re borbonico”, poiché era a loro che, su lauta ricompensa, veniva ordinato di «[…] bruciare, sgozzare, impiccare, squartare, arrostire e mangiare (parole sue) i patrioti che osavano contrastare il volere della corona nel 1799».
Ma chi erano questi privilegiati?
Lo spiegava Alexandre Dumas senza usare mezzi termini: “la prima Istituzione di camorristi autorizzati dal governo borbonico”.
«Il termine “camorra” deriva dallo spagnolo e significa rissa, scontro, battaglia».
Quando Carlo III lasciò Napoli per recarsi a Madrid nominò quale ministro Bernardo Tanucci, il quale a sua volta demandò il poteredell’ordine e della sicurezza all’Istituzione della camorra.
«[…] La camorra è l’impunità del furto e dell’omicidio» scriveva Dumas, «l’organizzazione dell’ozio, la remunerazione del male, la glorificazione del crimine. La camorra è il solo potere reale al quale Napoli obbedisce[…]»
Il futuro romanziere francese, cercando di analizzare antropologicamente il fenomeno, raccontava le origini di ungruppo sanguinario discendente dai briganti calabresi e abruzzesi del Cinquecento, autorizzato dai Borboni alla fine del Settecento e studiato per la prima volta da Garibaldi tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
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