(di Marco Gallo) Ugo DI GIROLAMO (1947-2022) – scritti scelti a cura della moglie, Filippa DE GENNARO e degli amici, Agostino PIZZELLA e Adelchi SCARANO, rappresenta l’esigenza di riunire in un solo libro le memorie di un uomo “per bene”, che ha dedicato la sua vita allo studio antropologico, della politica, della storia e dell’archeologia della città di Mondragone.
“E’ l’itinerario di un’intera esistenza che va dalla speranza… alla critica disperata”.
In questi scritti Di Girolamo analizza lo sviluppo sociale mondragonese dagli anni Settanta fino agli ultimi istanti di vita: le speranze future, ma anche il disincanto nei confronti di un territorio che a un certo punto comincia ad apparirgli estraneo a un contesto civile.
Descrive il fenomeno della Camorra come la “manifestazione, eclatante e sanguinosa, delle caratteristiche clientelari e corrotte del sistema politico, un esercizio del potere feudale di una volta legato alle leggi dell’illegalità”.
Interessante è la corrispondenza che lo stesso Ugo intratterrà dal 2011, per circa un decennio, con un detenuto originario di Mondragone. In quelle lettere rivela che lo scambio nasce «[…] per pura curiosità intellettuale che provavo verso una persona con il tuo “stile di vita”».
«[…] volevo comprendere cosa pensa, quali meccanismi mentali scattano nella mente di un delinquente […] Tu per me sei una “finestra” su un altro mondo» scriveva, definendo il suo interlocutore un “uomo senza futuro, senza progetto, senza sogni, che vive consapevolmente alla giornata”.
Quest’esperienza rappresenterà per Ugo Di Girolamo un fatto di estrema “incomprensibilità sociale”.
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