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Punta San Limato, la straordinaria storia della meravigliosa villa romana vero e proprio patrimonio culturale

 

(di Marco Gallo) Lungo le spiagge casertane di Baia Domitia e nei territori amministrati dal Comune di Cellole si trova un luogo storico nato più di duemila anni fa ancora poco conosciuto. Stiamo parlando della villa romana di Punta San Limato, sita in località “Le Perle”, che deve il suo nome all’adiacente masseria.  

 

Un complesso monumentale – uno dei pochissimi esemplari di residenze estive sul litorale –individuato a nord dell’antica città di Sinuessa con una struttura a due livelli: il primo inferiore che parte quasi integrante della masseria settecentesca, costituito da una cantina e un primo livello formato da più ambienti, all’interno del quale si nota anche un imponente criptoportico a più bracci.

 

La parte superiore, invece, è formata da una serie di ambienti collegabili in due nuclei: uno a nord del complesso, identificabile con un impianto termale privato (balneum), l’altro a sud con fattezze più tipicamente residenziali. Nella sala termale, invece, si trovava una piscina d’acqua fredda (un frigidarium) pavimentata con un mosaico a tessere bianche e nere, decorato con vari soggetti marini tra cui un cavallo marino a forma spiraliforme.

 

Attraverso uno stretto passaggio si accede alla stanza calda, una sorta di antico bagno turco chiamato dai romani “calidarium”. Questa stanza, rivestita completamente in mattoni, evidenzia chiaramente i segni dello strato di fango della pavimentazione (crustae) in opus sectile (antica tecnica artistica che utilizza marmi tagliati per realizzare pavimentazioni e decorazioni murarie a intarsio).

 

Le pareti, invece, mostrano tracce di mattoni speciali che intrappolavano l’aria calda aumentandone l’isolamento (tegulae mammatae), oltre a piccoli elementi di terracotta in forma cilindrica (tubuli).

 

L’imponenza e le decorazioni della villa fanno intendere che in passato sia appartenuta a un personaggio di spicco dell’aristocrazia romana; tesi ampiamente confermata anche grazie al ritrovamento di una testa marmorea di un imperatore, di una piccola testa di bambina e del frammento di un’ulteriore scultura, forse una musa, la cui mano femminile regge una maschera teatrale.

 

Alcuni storici affermano che la struttura sia appartenuta a Gaio OfonioTigellino, un prefetto e militare romano che si suicidò proprio a Sinuessa nella sua residenza estiva. Parliamo di ipotesi al momento non verificabili. Ulteriori scavi e attenzioni politiche potrebbero dissolvere definitivamente l’alone di mistero che copre da secoli la storia di questa straordinaria scoperta archeologica.

 

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