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Approdo pescatori, è polemica: parla il consigliere Giuseppe Piazza


 
26 Dicembre 2015 – MONDRAGONE. Riceviamo e pubblichiamo dal consigliere di opposizione Giuseppe Piazza: “Abbiamo atteso che si concretizzasse la scadenza dei 40 giorni previsti dal bando di gara per la realizzazione dell’approdo per i pescatori (G.A.C.) per far cadere l’ultimo “falso”  alibi della maggioranza Cennami/Schiappa.  Quello secondo cui l’opposizione consiliare non vuole la realizzazione di opere pubbliche a Mondragone. Ovviamente questo è assolutamente falso, ma tant’è la maggioranza ribaltonista ci prova in tutti i modi possibili, senza riuscirci, per coprire le proprie mancanze.
Fummo facili profeti quando qualche mese fa, alla data di pubblicazione del bando, affermammo che il cambio del cronoprogramma da 180 giorni a soli 40 non era assolutamente veritiero.
Oggi ne abbiamo la conferma constatando, desolatamente, lo stato di abbandono dell’opera atteso il mancato rispetto dei tempi previsti.
Eppure per realizzare l’approdo dei pescatori con i fondi europei Cennami e Schiappa sono andati persino in Polonia, a carico delle casse pubbliche naturalmente e pagando profumatamente – inoltre –   anche appositi consulenti in materia,  ma tutto è stato inutile.
Oltre al mancato rispetto del termine di fine anno e che comporterà la perdita dei fondi europei 2007/2013, sono state commesse anche altre mancanze che è il caso di affrontare.
Cambiando l’ubicazione della struttura (dall’originario manufatto dei pescatori posto sul lungomare Camillo Federico a una struttura ex novo in Piazza della Repubblica) c’era la necessità di predisporre una variante urbanistica al Piano Regolatore Generale e che doveva essere portata all’attenzione del  Consiglio comunale (cosa non fatta); difatti la nuova zona individuata è a destinazione di “Spiaggia con lidi” in cui ogni intervento che non riguardi l’intera area è possibile attuarlo solo con delibera di Consiglio comunale (scheda E/4 P.R.G.). E a nulla serve invocare il Piano Spiaggia. Per due semplici motivi: il primo è che il piano, benché venga ogni tanto riportato sulla scena a mo’ di fumo negli occhi dalla maggioranza,  non è diventato mai esecutivo,  il secondo – altrettanto importante – è che l’ubicazione dell’approdo dei pescatori precedentemente prevista in detto strumento urbanistico, non era quella attuale bensì quella vicino al torrente Savone. E le ragioni individuate sono evidenti perché si era in prossimità del corso d’acqua dove era previsto il porto-canale e perché non vi sono impianti dunali che possono impedirne la costruzione. Già le dune… Checché ne dica la maggioranza, laddove si è scelto di realizzare la struttura erano e sono tuttora presenti delle dune che sono state letteralmente saccheggiate. Da un semplice sopralluogo è possibile verificarne il taglio effettuato nel corso delle lavorazioni e quanto affermato è facilmente riscontrabile con un semplice computer o smartphone. Difatti basta consultare Google Heart per visionare le immagini storiche conservate negli archivi per rilevare – in modo palese –  che fin del 2002 è già documentata (in immagini) la presenza delle dune.
E  ancora,  sono state ottenute delle autorizzazioni da altri Enti addirittura successivamente all’inizio dei lavori. Oppure l’evidente discordanza rispetto al nulla-osta rilasciato dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali di Caserta, il quale prescrive che l’opera dovrà essere realizzata esclusivamente in legno, mentre ci ritroviamo – oggi – le fondamenta in cemento armato e la struttura portante in acciaio.
Non si capisce, poi, perché  ai privati che realizzeranno i nuovi stabilimenti balneari si farà obbligo della costruzione di lidi con materiali facilmente rimovibili ed invece, per l’opera in oggetto, si sono utilizzati materiali inamovibili.
Questa è l maggioranza della legalità e della trasparenza: quello che predicano vale per gli altri ma non per sé stessi.
Questo è l’ennesimo esempio di una maggioranza che non è in grado di gestire nulla.  Hanno avuto tutto il tempo necessario a disposizione  (anni non mesi) per attuare le procedure, ma la situazione gli è sfuggita di mano.
Questo inammissibile comportamento rischia – adesso – di creare la classica cattedrale nel deserto e pone una serie di quesiti.

  • L’opera potrà essere completata nonostante la scadenza dei termini previsti dal finanziamento europeo?
  • L’ultimazione dei lavori, adesso, graverà sulle casse comunali?
  • L’Ente sarà costretto a pagare una penale all’impresa?

Nei prossimi giorni pretenderemo dei chiarimenti da parte della maggioranza, pretenderemo che si faccia piena luce su quanto accaduto e pretenderemo che sia portato tutto a conoscenza della cittadinanza”.