18 Giugno 2016 – MONDRAGONE. «L’attuale indignazione è pari al degrado morale e culturale che “abita” in tanti luoghi, abusivi e non, della Nostra Comunità cittadina.
Una Città sempre più abbandonata dalle Istituzioni grazie alle collusioni di una parte di cittadini che non vogliono contribuire a nessun tipo di cambiamento, nascondendo il proprio egoismo ignorante nella finta rivoluzione».
Queste le parole del compianto Antonio Taglialatela che, già un anno fa, avanzava idee e proposte per la risoluzione dell’annoso dibattito sulle condizioni in cui versano i cosiddetti “Palazzi Cirio”.
La questione, in questi giorni, sta riprendendo il sopravvento con toni esaltati ed esasperati. È assolutamente innegabile l’urgenza di provvedimenti che risolvano la questione ma noi diMondragone Città Possibile siamo convinti che gli slogan populisti non servano ad altro che ai consensi. In quest’ottica, sfruttare la disperazione dei cittadini ci appare disonesto, significa alimentare la miccia di una bomba sociale che sta per esplodere ed è incivile ed assolutamente contro i principi di legalità e di tutela dell’incolumità dei paesani, incitare alla rivolta armata attraverso l’utilizzo dei social network. Noi stigmatizziamo tali comportamenti, provenienti da personalità che evidentemente hanno più a cuore il proprio ego che il benessere a lungo termine dei Mondragonesi.
La nostra proposta è che si parta con uno screening delle abitazioni e degli esercizi commerciali, ad opera delle Forze dell’Ordine, per verificare la regolarità di contratti e licenze. Contestualmente, è necessario attivare una task force per contrastare il fenomeno del caporalato, all’origine della densità numerica dei residenti comunitari ed extracomunitari che vengono quotidianamente sfruttati per il lavoro nelle campagne, e non solo, del litorale domizio. Chiediamo, quindi, che le Istituzioni intervengano a livello regionale, oltre che comunale, che venga coinvolta l’Asl per i controlli sanitari della zona, particolarmente esposta a seri rischi per la salute dei residenti e che si progetti un’azione culturale a lungo termine per favorire la civile convivenza. Pensiamo alla Consulta delle Comunità presenti sul territorio e a interventi di integrazione reale.
Mondragone è una Città che storicamente e strutturalmente ha numerosi problemi economici e sociali. Basti pensare agli episodi dell’ultimo mese per notare che esiste ancora un fenomeno camorristico radicato che, il più delle volte, si serve dei disagi sociali, dei problemi e delle contraddizioni del nostro Territorio per consolidarsi come unica “istituzione” credibile. Oltre al già citato caporalato, lo spaccio e il contrabbando si servono della manodopera straniera per gli affari di gruppi di delinquenza locale. È noto, peraltro, dalle ultime notizie di cronaca giudiziaria che la magistratura sta indagando sulla possibile correlazione tra l’incremento massiccio della cittadinanza straniera (la cui percentuale ammonta a circa 10% della popolazione – dati ISTAT al 1 gennaio 2015) dal 2011 in poi e i riassetti organizzativi del noto clan di Mondragone. Abbiamo infatti appreso dai recenti sviluppi giudiziari, che gli inquirenti avrebbero ipotizzato una connivenza tra i nuovi protagonisti del sodalizio criminale e individui di nazionalità bulgara, rumena e nigeriana cui i primi avrebbero”devoluto” la gestione delle piazze di spaccio della droga e del contrabbando. In taluni casi ci sarebbe stata l’imposizione del “pizzo” a costoro per l’esercizio di queste attività illecite.
L’invito è quello di restare umani e lasciare agli organi preposti di fare il loro dovere: i cittadini, anche se esasperati, non devono cadere nella trappola degli esaltatori delle masse che contro l’origine del problema, camorra e malaffare, non hanno mai pronunciato verbo.
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