4 Luglio 2015 – Casal di Principe. Si è conclusa ieri la tre giorni in Terre di Camorra. La storia di una giornalista che lotta da anni contro il meccanismo malato e criminale di un territorio sempre più esteso: Marilena Natale ha deciso di raccontarsi -e raccontare- alla televisione spagnola, accorsa da lontano per il documentario “Infiltrados”. Da Antonio Bardellino a Michele Zagaria, una storia lunga una vita. Anni turbolenti, in cui ammazzare sembrava un gioco. Una battaglia ancora aperta quella di Marilena Natale, nonostante in molti abbiano cercato di intimorirla bruciandole l’automobile, depositando proiettili fuori casa e molto altro ancora, ma certe battaglie si vincono anche, e soprattutto, con il coraggio.
-Infiltrados-
Tre giornalisti (Io e Federico a supporto, con Marilena Natale protagonista) ed una cameraman (Elena) in giro per quei “vicoletti” che restano l’emblema di una criminalità organizzata che sta modificando i propri meccanismi di azione. Casal di Principe e Casapesenna i più gettonati: dallo stadio in cui si disputavano le partite dell’Albanova (squadra gestita “dall’imprenditore” Sandokan) fino ai beni confiscati ai temibili “boss” camorristici. Dal cimitero di Casal di Principe, tra le lapidi ed i loculi, fino ad arrivare alla tomba di Don Peppe Diana, l’eroe indiscusso: un uomo divenuto immortale nel momento stesso della sua morte.
-Lotta alla Camorra-
Informarsi, studiare, essere curiosi di sapere cosa c’è oltre la finzione e l’inganno, denunciare, raccontare la verità. Sono solo alcuni dei valori che stanno alla base di una sana e distruttiva lotta conto la Camorra. Un libro scritto bene, una fiction, una scorta numerosa: beh, questo è solo l’aspetto secondario. Il vero male si combatte da vicino e a viso aperto, senza il timore di morire.
Salvatore Nuvoletta, carabiniere ucciso nel 2 luglio del 1982, a soli 20 anni, per aver preso parte, due giorni prima, ad un conflitto a fuoco (nel quale venne ucciso un uomo della camorra), diceva: «So di dover morire, me lo hanno detto ma non ho paura, io sono un Carabiniere!»
Giuseppe Nicodemo
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